La visita flebologica condotta attraverso il colloquio con il paziente e l’ispezione degli arti inferiori, anche se fondamentale, da sola non è sufficiente nemmeno quando ci si trovi di fronte alla presenza di capillari isolati in assenza di sintomatologia significativa.
Si deve sempre completare una diagnosi accurata della funzionalità del sistema venoso, arterioso e linfatico degli arti inferiori, senza trascurare la circolazione addominale, che può essere compromessa e provocare malattie vascolari e linfatiche degli arti inferiori.
Le indagini strumentali non invasive, non dolorose e rischiose e quindi ripetibili in ogni momento sono indispensabili per la diagnosi e la cura delle malattie vascolari, nel caso delle vene soprattutto per la diagnostica delle varici e delle trombosi venose.
L’esame Ecocolordoppler è l’esame di prima indicazione, gli apparecchi di ultima generazione sono estremamente precisi, spesso trasportabili e quindi usabili anche a letto del paziente.
Nella maggior parte dei casi è l’esame strumentale che consente una diagnosi certa e la possibilità di effettuare il trattamento più efficace e meglio tollerato.
L’Ecocolordoppler è un apparecchio ad ultrasuoni che permette di studiare il sistema arterioso e venoso con l’utilizzo di sonde da ecografia e la visualizzazione a colori del flusso arterioso e venoso, insieme a tutti i parametri necessari per una diagnosi che, in mani esperte, raggiunge una accuratezza vicina al 100%. Lo specialista è così in grado di capire se i disturbi riferiti sono davvero provocati da problemi della circolazione e di definire con precisione, ad esempio nel caso delle varici, le vene realmente ammalate da curare e quale tipo di trattamento effettuare.
È oggi obbligatorio trattare con il metodo meno invasivo e più efficace solo ed esclusivamente le vene ammalate e salvaguardare il restante patrimonio venoso, per evitare il più possibile la comparsa di nuove varicosità nel tempo.
Con l’Ecocolordoppler possiamo effettuare una mappatura della rete venosa e quindi definire le cause ed impostare un trattamento mirato e personalizzato alle necessità del paziente.
In molti casi è utile eseguire altre indagini come la Reografia a luce riflessa e/o la Pletismografia, che danno una valutazione quantitativa del danno venoso, utili soprattutto per definire l’efficacia dei trattamenti effettuati e nei casi clinici più complessi la presenza e l’evoluzione delle trombosi venose profonde.
È fondamentale che questi esami siano effettuati da uno specialista che si occupi principalmente di flebologia perché in grado di interpretare nel modo migliore i dati rilevati.
È molto importante pertanto che nel referto siano indicati sia i dati morfologici (dimensioni e topografia delle vene da trattare) che quelli emodinamici (continenza o meno delle valvole), in modo da avere una vera e propria cartografia clinica. Per effettuare un corretto esame quindi è necessario dedicare del tempo all’indagine, effettuare determinate manovre (in piedi e sdraiati) e studiare completamente il sistema venoso profondo, superficiale (soprattutto le vene grande e piccola safena) e arterioso.
Gli esami radiologici più invasivi, quali la Flebografia o l’AngioTac, sono riservati a pazienti che presentano situazioni cliniche complesse, alla diagnostica delle malattie del sistema venoso profondo, soprattutto in caso della possibilità di interventi chirurgici, e alle trombosi venose estese alle vene addominali.